“Nun ci cririri... ma guàrdati”. Tutti noi abbiamo sentito questa frase (o una sua variante) almeno una volta. Forse ci abbiamo creduto, o forse abbiamo sorriso per chi ci ha creduto al posto nostro, ma anche per quelli più devotamente appartenenti alla categoria degli scettici, è impossibile che il mondo delle superstizioni e delle credenze popolari non abbia in qualche modo avuto un impatto, anche solo culturale. Specialmente nel sud Italia, e specialmente in Sicilia. Pensate ai simboli più comuni, gesti scaramantici, scongiuri, riti propiziatori, portafortuna o amuleti, pensate all'abitudine di “toccare” una parte del corpo o un oggetto per scacciare la malasorte… insomma, l’inventario è piuttosto ricco, e sicuramente vi sarà venuto in mente più di un esempio.
Che crediate o meno al loro "potere", questi simboli hanno spesso un fascino tutto loro che non ha bisogno di scomodare il sovrannaturale per suscitare interesse: basta curiosare un po’ nelle loro origini (spesso antichissime), nelle loro storie (ricche di aneddoti), nei loro usi (a volte sorprendenti), per scoprire frammenti di cultura popolare profondamente radicata in ognuno di noi: parte insomma della nostra stessa identità.
Il gesto delle corna ad esempio, è molto comune in tutto il mezzogiorno d’Italia e il suo significato, così come il suo impiego, è piuttosto variegato. Oltre ad essere una sorta di amuleto protettivo (le corna “puntate” verso il basso servono a scacciare la malasorte), le corna sono anche un insulto colorito, dal momento che indicano un uomo “cornuto”, la cui moglie lo ha quindi tradito. Secondo l’ipotesi più comune, questa associazione viene direttamente dal mito greco del Minotauro, creatura metà uomo e metà toro, figlio di Pasifae, Regina di Creta e moglie di Minosse, che fu indotta da Zeus a innamorarsi di un toro, e partorì poi un figlio dall’animale (il Minotauro appunto). Secondo il mito, da quel giorno i cretesi presero a salutare il loro re facendo il gesto delle corna, per indicare con scherno l’infedeltà della moglie (nella foto a destra, Corna in ceramica, Don Corleone objects).
Un altro esempio è il ferro di cavallo, uno dei portafortuna più conosciuti e usati praticamente in tutto il mondo. L’origine più nota di questo simbolo sembrerebbe essere l’associazione spontanea tra la sua forma e quella dell’apparato riproduttivo femminile. È proprio per questo che, ad esempio, esiste(va) l’usanza di mettere un ferro di cavallo fuori dalla porta: questo ferro fungeva da “distrazione” per demoni e diavoli che, accecati dalla lussuria (e non particolarmente acuti), lo scambiavano per organi femminili, e ne venivano appunto attratti, non entrando in casa. Una credenza così tanto radicata in passato, che nel Medioevo si usava scolpire genitali femminili fuori dalla facciata della chiese, proprio per scongiurare l’ingresso di creature demoniache in quei luoghi sacri. Questi dettagli sono stati successivamente (e sfortunatamente) in gran parte rimossi, perché considerati “troppo realistici”.
La pigna e il cornetto rosso sono altri due simboli propiziatori molto antichi. Se il primo era diffuso sia nell’antico Egitto che tra le popolazioni della Mesopotamia, del secondo si hanno persino tracce di epoca preistorica.
La pigna indica fertilità e abbondanza, con l’aggiunta di un riferimento alla luce dello spirito. La pigna è infatti un frutto che - quando si apre - sparge i suoi semi tutt'intorno, assicurando la sopravvivenza della pianta. Se prestate attenzione e vi guardate intorno, in Sicilia la si trova praticamente ovunque: sulla sommità di cancelli e muretti, sui balconi e come oggetto decorativo dentro e fuori le mura domestiche. Si trova persino su alcuni vecchi letti a baldacchino, con intento propiziatorio, proprio perché associato alla fertilità (nella foto a sinistra, "Pigna", xilografia di Stefania Cordone).
Il cornetto, rigorosamente rosso, è uno dei simboli scaramantici più antichi ed è trasversale a tutte le culture. Una delle ragioni di tanto successo sta sicuramente nel suo significato, immediato e riconoscibile. Viene infatti associato alle corna degli animali, considerate sia simbolo di potenza e ferocia in battaglia che di grande valore, rispetto e leadership, fino quasi a indicare di divinità. Non a caso, è comune trovare cornetti scaramantici ornati da coroncine (anche se, a onor del vero, quest’aggiunta è relativamente recente). Inoltre, la forma fallica rimanda anche alla virilità, alla fertilità e al concetto di abbondanza. Tutta questa simbologia ritorna anche nell'uso del colore rosso, che indica potenza e forza.
Cornetti portafortuna in pietra lavica, Folk Lavastone
Un’altro elemento curioso è quello che riguarda simboli o usanze che hanno in Sicilia un valore diverso da quello generalmente noto. Nella Trinacria ad esempio - un altro dei portafortuna più conosciuti in Sicilia - i serpenti che compongono la chioma di Medusa non simboleggiavano l’atto di “pietrificare” i nemici, né erano associati al peccato (retaggio probabilmente del Cristianesimo), ma derivavano invece da un simbolo più antico - già usato da tempo sull’isola - che indicava saggezza e prudenza.
Le origini e la simbologia della Trinacria sono però così intricate e interessanti da meritare un approfondimento dedicato (se siete curiosi di saperne di più, date un'occhiata al nostro articolo "Mitologia e mistero dietro uno dei simboli della Sicilia: la Trinacria"). Oggi, si tratta comunque uno dei simboli della Sicilia più noti al mondo (pensate alla bandiera) e uno dei portafortuna più diffusi.
Come nel caso di oggetti d’uso quotidiano che, quanto più sono utilizzati, consunti e “vissuti”, tanto più raccontano sulla vita e le abitudini dei loro “utilizzatori”, anche tutte queste credenze, questi portafortuna e amuleti, raccontano storie sulla Sicilia e sui siciliani, sul loro modo di vedere la vita e di affrontarne le avversità.
Questa varietà è figlia, in parte, di una tradizione popolare altrettanto sfaccettata e variopinta, ma anche probabilmente di un desiderio più ancestrale e universale, quello di sfuggire alle incertezze della vita, trovando per contro le proprie “certezze” nel potere del sovrannaturale o del divino, collocato inevitabilmente al di fuori del nostro controllo (e di conseguenza, della nostra responsabilità). Non è un caso quindi che, nonostante il resto del mondo non sfiguri di certo, queste credenze siano così radicate nella cultura di un popolo dalla filosofia tradizionalmente “fatalista”.
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