Bisognerebbe fare una riflessione apposita su tutti i patrimoni del nostro territorio che negli anni si sono meritati l’appellativo di “oro” di Sicilia. Su questo blog ad esempio, abbiamo già avuto modo di conoscere l’oro bianco di Sicilia, anzi gli “ori”, dal momento che ne abbiamo visti due: la manna e il sale di Trapani (a onor del vero ce ne sarebbe anche un terzo, ma quello ce lo lasciamo per un’altra occasione).
Stavolta cercheremo di guidarvi tra le meraviglie dell'oro rosso del Mediterraneo, il corallo siciliano.
Raro ed estremamente prezioso, il Corallium Rubrium del Mediterraneo ha caratteristiche talmente peculiari rispetto alle altre varietà sparse per il mondo, da potersi considerare unico nel suo genere. Viene usato soprattutto nella produzione di gioielli e dettagli preziosi, straordinari pezzi creati da abili artigiani che racchiudono un’energia misteriosa, un richiamo a qualcosa di bellissimo e profondo che forse non sappiamo bene spiegarci, ma che inesorabilmente ci attira.Partiamo per un viaggio tra le curiosità e gli aneddoti che raccontano la storia di questo affascinante materiale, anticamente considerato la perfetta sintesi tra il mondo animale, vegetale e minerale.
Lavorazione del corallo di Sciacca - fonte ilsole24ore.com
1. Sull’isola che non c’è alla ricerca del corallo di Sciacca
Il corallo di Sciacca è senza dubbio tra i più pregiati e preziosi. In effetti, questa varietà ha caratteristiche talmente uniche che dovrebbe fare categoria a sé. La storia dell’origine del corallo di Sciacca è come quella un’avventura d’altri tempi, con tanto di caccia al tesoro e una sfuggente “isola che non c’è”.
Avete mai sentito parlare dell’Isola Ferdinandea? Se no, non c’è da stupirsi, l’isola non esiste più da quasi due secoli (da qui il nomignolo “isola che non c’è”). È (o era) un’isola vulcanica la cui breve esistenza si colloca nel 1831, anno in cui emerse a largo delle coste di Sciacca. Per circa un anno, francesi, inglesi e Borboni cercarono invano di accaparrarsene la proprietà, finché l’isola, in barba alle loro strategie geopolitiche, sprofondò nuovamente nel mare, dove si trova tutt'oggi.È proprio in quest’area che, nel 1875, un gruppo di pescatori trovò un vero e proprio “tesoro” sottomarino: tre ricchi banchi corallini, di un corallo unico nel suo genere. Essendosi infatti sviluppato a stretto contatto con il materiale vulcanico, possiede delle caratteristiche piuttosto insolite: è più piccolo rispetto al tradizionale corallo rosso e ha delle sfumature incredibilmente sfaccettate che vanno dal rosso al salmone, dall’arancio al giallo, intervallate da macchie brunastre più o meno scure che ne testimoniano proprio l’origine vulcanica.
2. Da Sciacca a Trapani per conoscere il “nonno” dei coralli
Se quello di Sciacca è il corallo siciliano più famoso, il corallo di Trapani è il più antico di cui si abbia conoscenza. Citato per la prima volta dal noto geografo arabo Al Idrisi nel XII secolo, la sua pesca e lavorazione ebbe un vero e proprio boom a partire dal XIV secolo. Gli illustri e ricchissimi committenti di tutt'Europa richiedevano agli abili maestri “corallai” trapanesi gioielli, cofanetti minuziosamente adornati, opere religiose, persino presepi (come l'eccezionale esempio in basso).
Presepe di corallo, argento dorato, rame, bronzo dorato di bottega siciliana, Trapani, XVIII sec.
L’uso incontrollato nel corso dei secoli ha però - come nel caso di Sciacca - lasciato un segno profondo sui banchi corallini e oggi purtroppo il corallo di Trapani è quasi del tutto esaurito.
3. «Bracci e foglie di una rigidità mai vista». La leggenda della nascita del corallo
Secondo la leggenda, il corallo nacque quando la testa di Medusa - decapitata da Perseo - fu immersa nell’acqua di mare. Il suo sangue entrò in contatto con le alghe e le pietrificò, colorandole di rosso.
C’è un passo delle Metamorfosi di Ovidio che racconta l’episodio:
L’eroe intanto attinge acqua e si lava le mani vittoriose;poi, perché la rena ruvida non danneggi il capo irto di serpi
della figlia di Forco, l’ammorbidisce con le foglie, la copre
di ramoscelli acquatici e vi depone la faccia di Medusa.
I ramoscelli freschi ancora vivi ne assorbono nel midollo
la forza e a contatto con il mostro s’induriscono,
assumendo nei bracci e nelle foglie una rigidità mai vista.
Le ninfe del mare riprovano con molti altri ramoscelli
e si divertono a vedere il prodigio che si ripete;
così li fanno moltiplicare gettandone i semi nel mare.
Ancor oggi i coralli conservano immutata la proprietà
d’indurirsi a contatto dell’aria, per cui ciò che nell’acqua
era vimine, spuntandone fuori si pietrifica.
Ovidio, “Metamorfosi”, IV, 740-752
Un’origine particolarmente suggestiva che spiegherebbe perché il corallo sia visto come il punto d’incontro ideale tra diversi mondi.
4. Corallo e sangue, un legame fatto di magia, superstizione e credenze popolari
Pala di Brera, Piero della Francesca - dettaglio con la collana di corallo al collo di Gesù bambino
La natura stessa del corallo - e il suo legame ideale tra il mondo animale, vegetale e minerale - gli ha da sempre conferito un’aura misteriosa, quasi magica, e lo ha reso un simbolo molto usato nelle credenze popolari e non solo.L’identificazione tra corallo e sangue non è affatto casuale e il suo aspetto deve aver giocato un ruolo decisivo in questo senso: con la sua forma ramificata e il suo intenso color rosso brillante infatti, il corallo ricorda molto i vasi sanguigni.
L’associazione col sangue - e il suo significato scaramantico - è presente in molte culture: in quella romana ad esempio, il corallo aveva valore apotropaico e veniva usato come amuleto contro demoni ed esseri malvagi, in particolar modo per proteggere i bambini.Il suo valore di amuleto contro le forze maligne sopravvive anche nella religione cristiana, dove il corallo veniva associato al sangue di Gesù bambino. Lo troviamo spesso in alcune rappresentazioni medievali e rinascimentali: il corallo testimonia proprio la natura umana di Gesù.
5. Non solo oro rosso. Il corallo siciliano è anche nero e s’illumina (!) al tocco
C’è una grande curiosità (scientifica e non solo) nei confronti del Mar Mediterraneo e dei segreti che custodisce. Dopotutto il Mare Nostrum vanta una biodiversità estremamente variegata, ancora per lo più sconosciuta e inesplorata. Sono piuttosto recenti ad esempio le scoperte su alcune rare varietà di corallo presenti proprio nei mari siciliani. Il corallo nero (il termine scientifico sarebbe Savalia lucifica) è uno di questi. Estremamente raro (al punto che finora se ne conosceva l’esistenza solo in alcune aree del Pacifico), la sua particolarità sta nella sua natura bioluminescente: se sottoposto a particolari stimoli esterni - il tocco umano ad esempio - si illumina, diventando fluorescente.
Qui sotto vi proponiamo un breve video che mostra proprio questo raro corallo nostrano e le sue straordinarie proprietà. È stato girato dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) a largo delle coste di Capo San Vito (area costiera del Trapanese).
Bonus: "La corallina". Torniamo un attimo alla storia dell’Isola Ferdinandea. Esiste una poesia, “La corallina”, scritta in siciliano dal poeta saccense Vincenzo Licata, che descrive proprio il momento della scoperta del “tesoro” di Sciacca da parte dei tre pescatori. In breve, secondo il racconto popolare, Bettu Ammareddu, capitano di paranza, si trovava fuori in barca insieme a Bettu Occhidilampa e Peppe Muschidda. A un certo punto il capitano perse la catenina regalatagli dall’amata Tina e si tuffò in mare per recuperarla, scoprendo i banchi corallini.
Ecco la poesia:
Vosi assummari pi pighiari ciatu,cu ddu tisoru di lu nostru mari.
E a bordu chi l’avianu p’annigatu,
quann’è chi si lu vittiru affacciari
gridaru tutti:”Si misi a cavaddu!
Bettu Ammareddu truvau lu curaddu!
Ci fu na festa in tutta la marina,
e la notizia si spargiu luntana.
S’armau la nova varca curallina,
la Sciacchitana e la Napulitana;
Turri di Grecu fici la Regina,
chi si jinchiu la varca sana-sana;
ma la midagghia di la bedda Tina
Ristau ‘n-funnu a la Sicca Sciacchitana.
Vincenzo Licata, “La corallina”
Bonus bis. La foresta di coralli. Particolarmente recente (risale al 2018) è la scoperta di una vera e propria foresta di coralli nelle profondità delle acque che circondano le isole Eolie. Questi coralli, straordinari per colore e varietà, fanno compagnia a un’altrettanto ricchissima varietà di flora e fauna marina, la cui rilevanza a livello scientifico è probabilmente appena stata scalfita. Questa è una delle ragioni che ha spinto i ricercatori della spedizione Oceana (autori della scoperta) a chiedere che l’intera area sottomarina delle Eolie sia trasformata in un parco, da salvaguardare come “area protetta”.
Immagine di copertina - Consorzio Corallo Sciacca