Tra i tasselli che compongono la variegata identità siciliana, un posto d’onore spetta al fico d’India. Se provate a chiudere gli occhi per un attimo e a immaginare un generico profilo di paesaggio siciliano, a un certo punto apparirà sicuramente una pianta di fico d’india, con gli immancabili due o tre frutti che spuntano qua e là .
Panorama con fichi d'india -  source cittametropolitana.pa.it
Questa pianta, che nell'immaginario collettivo siamo abituati a considerare come parte integrante del paesaggio stesso, non arriva tuttavia dalla Sicilia, ma dal Messico, anche se ha avuto tutto il tempo di diventare “siciliana” al 100%.
Il fico d’india è una “pianta infestante”, tende cioè a spazzare via la vegetazione locale autoctona e a prenderne il posto. Questo perché è estremamente resistente e si adatta facilmente ai climi caldi. Proprio la facilità con cui cresce e si diffonde, fa sì che ancora oggi la sua coltivazione si pratichi in modo del tutto naturale.
Il fico d’India è una pianta dalle innumerevoli proprietà benefiche in tutte le sue parti, dal cladodo (la cosiddetta pala), ai fiori e ovviamente ai frutti.
Alcuni usi sono ormai legati a tradizioni popolari andate perlopiù perdute: le pale ad esempio - private delle spine - venivano usate per consare l’insalata. Inoltre si potevano anche mangiare - spaccate e infornate - e consumare come rimedio naturale contro angine, tonsilliti o febbri malariche.
A Castelbuono poi, abbiamo un’antica tradizione che sopravvive tutt'oggi:  la pala di fico d’india è infatti ancora impiegata nella raccolta della manna, come contenitore naturale per la resina che gocciola dal “cannolo” dopo che il tronco viene intaccato.
Fichi d'india - source catania.italiani.itÂ
I frutti della pianta - chiamati anch’essi fichi d’india - sono la parte più saporita e succulenta e possono variare molto in colore, dimensioni, consistenza e dolcezza. La raccolta avviene durante due periodi dell’anno, ad agosto e ottobre.  Ad agosto si ottiene un frutto piccolo, dal gusto concentrato e deciso. La varietà d’ottobre si ottiene invece tramite una tecnica detta scozzolatura: a giugno si asportano i frutti insieme alla pala e la pianta rifiorisce di conseguenza proprio intorno al mese di ottobre. I frutti che si ottengono da questa seconda raccolta - chiamati Scozzolati o Bastardoni - sono più grandi e dolci.
Le varietà più conosciute di fico d’india sono tre: il frutto giallo è il più comune, dal gusto dolce e dalla consistenza morbida. Poi c’è la varietà rossa, tra le più apprezzate, con buccia e polpa di un intenso color rubino, dal gusto dolce e dalla polpa friabile, con meno semi rispetto alle altre varietà . Infine la varietà più pregiata, quella bianca: la buccia è verde e per questo un non esperto potrebbe scambiare il frutto per non maturo, ma la polpa ha invece un sapore zuccherino e una consistenza croccante.
VarietĂ di fichi d'india - credit to Alfio Bonina through dissapore.com
Alcune varietà sono state riconosciute come “eccellenze del territorio” dalla Regione Sicilia e ce ne sono persino due, il fico d’india di San Cono e quello dell'Etna, che figurano tra i prodotti DOP (Denominazione di Origine Protetta).
Su Putia.eu trovate la collezione Cactus mood, con prodotti ispirati al fico d’india. Dalle piantine all’uncinetto di Stile Libero, ai saponi e prodotti per la rasatura di Saponificio Varesino, fino al nostro cavallo di battaglia: Pala & Paletta, un tagliere dalla forma caratteristica e simbolica, legato a Castelbuono e alla Sicilia.
Che dire? Sembra che noi siciliani siamo davvero bravi nello scegliere i simboli della nostra terra. Forse è proprio per questo che una pianta come il fico d’india, dotata di grande resistenza e adattabilità , si combina così bene con il paesaggio siciliano.
Ci sarebbe da chiedersi a questo punto, siamo noi a scegliere il simbolo o il simbolo a scegliere noi?
Foto copertina - source meteoweb.eu